domenica 15 dicembre 2013

IESU A YOGI PARK


Ieri, come ogni sabato mattina, si è tenuta un’adunata religiosa di ‘beneficenza’ pilotata dalle chiese americane con la complicità delle seguaci di Okinawa, una minoranza che, ogni tanto, si fa sentire. Avevo già raccontato di questo piccolo evento ricorrente (http://unitalianoaokinawa.blogspot.jp/2013/07/un-sabato-diverso-yogi-park-different.html), e un paio di settimane fa ero rimasto piuttosto impressionato dalla focosità di un predicatore di Taiwan invitato a spargere la Parola del Signore (http://unitalianoaokinawa.blogspot.jp/2013/12/hasta-luego-jose.html). Lui, più che spargere, urlava e imponeva, facendo(mi) venire una certa voglia di bottigliate sulla (sua) nuca per riportarlo alla calma che dovrebbero avere i buoni cristiani. Ma in tempi di forconi vaganti forse è bene che anch’io mi dia una calmata, dunque mi limiterò alla cronaca.
  




Ieri, in parallelo a un evento simile ma quasi oceanico a Tokyo, mi aspettavo qualcosa di più grande del solito, anche se nella piccola Naha (circa un centesimo, come numero di abitanti, della megalopoli-capitale). Invece il numero di cristiani era più o meno quello di sempre. Stavolta coadiuvati da un gruppo particolare, quello dei Black Onix, bikers afroamericani. “Siete membri di qualche chiesta?”, ho chiesto subito loro, appena li ho visti che impacchettavano un miliardo di hamburger e hot-dog per il pueblo affamato. “No-no”, mi hanno risposto in coro. Poi, però, poco dopo, richiamati in una mini-adunata mistica, una preghiera in giapponese e in inglese, si sono dati tutti la manina, a occhi chiusi e in circolo, mentre chiacchieravano con l’Alto dei Cieli. Non so, ma io ho un concetto un filo diverso di ‘non appartenere ad alcuna chiesa’.





  
In ogni caso la festicciola mistico-beneficente si è svolta come da copione. Musichette quasi di Okinawa mescolate a ritmi e canti di chiesa che hanno infervorato qualche ballerina ottantenne (una di queste ha mescolato, non senza maestria, le danze tradizionali di Okinawa al kung-fu). Un signore-ballerino di una certa età ha dimostrato che è possibile non invecchiare mai, indossando una maschera fantastica autoprodotta. In parallelo un giovane mescolava due bidoni da caserma pieni di curry e riso.

 



Verso mezzogiorno è iniziate la distribuzione delle pappe. Curry, panini americani, bibite alla mela artificiale e dolcetti assortiti, questi ultimi offerti da bimbi gringhi. Due di loro erano molto carine, con i cappellini da Santa Claus. Tra la fila di poveri che hanno preso il cibo (avventandosi sopra poco dopo) ho notato che ben pochi sembravano poveri. Tutti o quasi con vestiti decenti, zainetti colorati, qualcuno anche con musica e cuffiette. Satoka, che ha visto il mondo, mi ha detto che a Tokyo ci sono i poveri veri, quelli con e senza pezze al culo, ma che qui a Okinawa, sebbene l’arcipelago sia considerato la Lamezia Terme del Giappone, i poveri sembrano meno poveri.





Tra i leader dell’orgietta ne ho conosciuto uno particolarmente interessante. Quando ho fotografato la sua maglietta crocefisso-dotata mi ha spiegato che i geroglifici che apparivano di fianco al dio inchiodato erano il titolo di un film che unisce Yakuza a Cristo. Il boss della malavita, dopo averne fatte di cotte nonché di crude, un bel giorno, nel mezzo del cammin della sua vita spericolata, inciampa in un tal Iesu e lì, purtroppo, il film prende una brutta piega. Appena lo stano mi sa che lo guardo, ma solo il primo tempo.


Tutto quel curry che circolava mi ha messo un Signor appetito addosso, per cui ho lasciato bikers e preti mancati alle sante masticazioni e sono andato a caccia di cibo senza dover ringraziare chiese, americani né dèi. Nel mezzo del cammin della caccia sono inciampato in un eccentrico signore americano che avevo visto all’orgietta, a spasso con la moglie. Pure loro, come noi, avevano gli intestini in mano per la fame. 


Ci siamo diretti tutti assieme dal mio amico Kumar, un simpatico indiano proprietario del ristorante Raja, in una laterale di Kokusai-dōri (1-1-37 Makishi). Ci vado ogni volta che ho fame vera e voglio deliziarmi con veri curry e nan spettacolari e mango lassi da leccarsi i baffi. La coppia americano-giapponese (trent’anni e due gatti assieme) mi ha ringraziatissimo, e Kumar mi ha detto che il 20 farà una cena con tanto di ballerine del ventre. Come non andarci?



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