martedì 26 marzo 2013

È VIOLA, MA NON È UN TULIPANO



Ishiyaki-mooooo… In certi momenti, a Naha, mi sembra di essere in un paese arabo. Il muezzin mi sta chiamando alla preghiera. In realtà nessun musulmano in vista, da queste parti. La litania che giunge, soave e piacevole, è quella del venditore di patate dolci cotte a vapore. Qui le patate dolci (beni imo) furoreggiano, e sono una vera delizia. Il trabiccolo sbuffante, una specie di vecchia locomotiva a carbone montata su un furgoncino, procede lentamente attraverso le viuzze della città, un po’ come faceva l’arrotino da noi qualche decennio fa. Richiamando i clienti, fermandosi ogni tanto. Vicino a casa, a Yorimiya, ce n’è uno tutti i giorni, parcheggiato su un lato di Yogi Park. È il numero 11 – sono tutti numerati -, di proprietà di una signora che serve i passanti e gli automobilisti che si fermano per comprare al volo una patata fumante. Non economicissima, circa 300 yen, ma al primo morso vi sarete dimenticati della spesa. Le viscere del trabiccolo, in pratica, sono un grande forno che avvolge cilindri metallici arroventati, all’interno dei quali cuociono le patate.











Tutto, o quasi, si ricava dalla patata dolce viola, a Okinawa. Se ne fanno mochi – forse il dolce giapponese più diffuso (anche se, come quasi tutti i dolci giapponesi, è ben poco dolce), fatto con riso battuto fino a trasformarlo in una specie di palla di caucciù – e saata andagi, ‘polpettina’ dolce propria di Okinawa (farina, zucchero e uova, fritta e ripiena, a volte di patata dolce, il tutto a forma di tulipano, o quasi). 




Il dolce ‘principe’ ricavato dalla patata viola, però, è il beni-imo, una specie di pasticcino con base di pasta biscottata e ripieno di imo, quest’ultima a formare specie di onde viola. A vedersi già fa venire l’acquolina in bocca, tant’è che le sue scatole sono fra i souvenir più gettonati di Okinawa (630 yen quella da sei pezzi). La ‘centrale’, in cui questi dolci si producono e vendono, è a Yomitan (http://unitalianoaokinawa.blogspot.jp/2013/02/yomitan-lelegante-fenice.html), ma ci sono negozi anche a Onna e lungo la centralissima Kokusai-dōri a Naha (il Matsuo Shop), oltre a svariati punti vendita minori nella stessa via e in mezza Okinawa. Alla ‘centrale’ di Yomitan, sempre a base di imo, troverete anche gelato e altri dolci. Mentre i migliori saata andagi li scovate all’interno della galleria Heiwa- dōri.






La passione per la patata dolce, a Okinawa, è antica. E, come molte cose qui, affonda le radici nella Cina che fu. Nel 1604, Noguni Sokan, un alto ufficiale di marina dell’impero di Ryukyu (Okinawa), portò semi di patata dolce dopo un viaggio nel Fujian cinese. In seguito un tal Shinjo Gima ne coltivò con successo la pianta, la quale riusciva ad attecchire facilmente anche nel terreno povero. Le piantagioni si diffusero nell’arcipelago e, da lì, a Kyushu e nell’intero Giappone. In periodi di carestia questa patata si rivelò utilissima per combattere la fame. Le patate viola, parte della più ampia famiglia delle patate dolci, sono ricche di vitamine, minerali, fibre e polifenolo naturale, tanto da essere considerate uno dei prodotti alimentari più sani di Okinawa.



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